Descrizione
Il riflesso di una “dittatura” culturale si è aggirato per l’Occidente nel XX secolo: il Teatro Politico. Soltanto ora, a quasi vent’anni dal crollo del Muro di Berlino, esso ci appare per quello che è veramente stato: la cartina di tornasole dell’egemonia che la Sinistra storica, il marxismo e i suoi epigoni hanno imposto nei confronti delle arti e della letteratura nella nostra epoca. In questo volume, Franco Ricordi, regista e direttore di teatro, ma anche filosofo e saggista, ravvisa nel fenomeno del Teatro Politico novecentesco la fondamentale tendenziosità e faziosità della cultura e delle arti contemporanee. Attraverso una ricognizione storico-filosofica della drammaturgia occidentale, egli dimostra in particolare come nel XX secolo si sia infranto quel senso estetico “super partes” che ha caratterizzato il dramma – nella tragedia come nella commedia – in tutte le epoche precedenti. E come, pur se le ideologie sono oggi crollate, le “mani sulla cultura” siano ancora forti e pericolose. Contro la loro profonda influenza, l’Autore propone – anche attraverso la poetica di Pasolini, grande uomo “di sinistra” capace di criticare la Sinistra – un tentativo etico ed estetico per superare tali barriere, in favore di un teatro e di una cultura sempre più liberi e necessari.
Articolo su RIDOTTO, rivista di teatro contemporaneo, settembre 2008
FRANCO RICORDI, affermato interprete e regista di teatro, è nato a Milano nel 1958. Ha debuttato come attore nel 1978 con Luca Ronconi e lavorato poi nell’avanguardia, ma anche con Eduardo De Filippo e Gabriele Lavia. Si è laureato in filosofia nel 1983 e ha esordito pochi anni dopo nella regia, affrontando con grande successo i testi classici (Shakespeare, Seneca, Kleist, Grabbe) come i contemporanei (Rohmer, Norén, Pasolini, Manfridi). Dal 2003 al 2006 è stato direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo. Ha pubblicato i saggi Lo spettacolo del nulla (Bulzoni, 1998) e Essere e libertà (Bulzoni, 2002).
